Il Natale è una festa laica?
Natale: una festa politicamente scorretta
Siamo in pieno Avvento e ci prepariamo a celebrare il Natale, Mistero della Nascita del Figlio di Dio.
Oppure no? Siamo invece all’inizio dell’inverno e ci apprestiamo a celebrare la stagione del letargo della natura e del riposo dell’uomo: la c.d. “festa del solstizio d’inverno” di origine pagana, celtica per la precisione.
Niente Natale, per non urtare la suscettibilità di quei gentiluomini che usano sgozzare (letteralmente o metaforicamente) chi la pensa diversamente.
Insomma chi o cosa celebriamo il 25 dicembre di ogni anno?
La Nascita di Cristo, la Fede nella Misericordia Divina, nella Salvezza e nella Vita Eterna o il politicamente corretto e il wokismo?
Celebrare il Natale è un atto di Fede religiosa e di morale laica a un tempo.
La sua dimensione religiosa, escatologica e trascendente è ben nota a tutti noi. La Nascita di Gesù è il primo passo del progetto divino di completamento della Creazione attraverso la salvezza dell’Umanità e “la resurrezione dei corpi e la vita eterna”, che si compirà con il sacrificio di Cristo , la sua Resurrezione e l’Ascesa al Cielo.
La celebrazione del Natale è però, al contempo, anche un atto prettamente laico, perché destinato a ricordare, confermare ed onorare le nostre radici culturali e civiche condivise nella nostra comunità nazionale e nella comunità degli Stati occidentali, e la loro dipendenza dal Messaggio Evangelico.
Il Natale e la Cultura
Il rapporto tra Fede e Cultura non è conflittuale in alcuna società o civiltà, salvo quando diviene pretesto politico. Le convinzioni religiose sempre contribuiscono alla evoluzione della Cultura, si correlano ad essa integrandosi e completandosi a vicenda.
Dobbiamo però precisare che con il termine “Cultura” inteso in senso sociologico e antropologico, intendiamo non le manifestazioni artistiche dei popoli, cioè l’insieme dei così detti “beni culturali” delle arti visive, musicali, poetiche, drammatiche etc. che ne sono alcuni dei frutti, ma la compresenza di tratti caratteristici di un pensiero che permea e dirige tutte le manifestazioni di vita del popolo stesso.
La Cultura “oggi è intesa come un sistema di saperi, opinioni, credenze, valori, norme, costumi, comportamenti, tecnologie e processi tecnici che caratterizzano un gruppo umano particolare; un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di quel gruppo sociale e quelli con il mondo esterno.” (Wikipedia, voce Cultura). Essa corrisponde, in sostanza, al concetto di “civiltà” e in senso antropologico è “quell'insieme complesso che include il sapere, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società” (Wikipedia, ibidem). Non esiste una cultura umana in generale, ma sono le varie culture che caratterizzano il genere umano, “le cui strutture portanti sono individuate ciascuna in un sistema di valori specifico, che può essere ricostruito sulla base delle regole che presiedono al comportamento concreto dei membri di una società e delle sanzioni che colpiscono i comportamenti devianti.” (Treccani enciclopedia, voce Cultura).
Fanno parte della cultura di un popolo anche le più minute e usuali manifestazioni della vita comune, quali ad esempio la preferenza per alcuni cibi, le cerimonie familiari come matrimoni, battesimi o fidanzamenti, o quelle religiose ufficiali, le categorie logiche usate per la risoluzione di problemi concreti quotidiani o per l’indagine filosofica, oltre naturalmente, ciò che conta di più, i principi e valori etico morali che ispirano e guidano la vita quotidiana dei membri della società, i Sacramenti e gli atti devozionali di contorno e completamento alla Fede vera e propria, come, nel Cristianesimo, il Rosario, la venerazione dei Santi, la celebrazione dei momenti topici della Fede quali il Natale, la Pasqua, etc. Celebrazioni destinate, attraverso il rito e i Sacramenti, a testimoniare e confermare la Fede e curare il proprio rapporto con Dio. Ovviamente, con modalità e contenuti diversi, in ciascuna confessione religiosa conosciuta.
Certo, la Fede, cristiana in particolare, non è una filosofia, né una ideologia, né una moda, né una cultura. Tuttavia essa ha generato oltre 2000 anni orsono un pensiero nuovo che ha permeato di sé l’intera civiltà occidentale e ne è divenuto l’elemento differenziale rispetto alle altre civiltà conosciute. La Fede cristiana ha modellato la cultura occidentale penetrando nelle menti e nell’animo dei popoli fornendo il modello culturale occidentale. Come tale comune ai credenti e non credenti, perché ormai costituente quelle che è il DNA culturale di interi popoli.
La Rivoluzione cristiana
Non dico nulla di nuovo. Ripeto solo ciò che magistralmente nel 1942 scriveva Benedetto Croce, un laico liberale certo non sospettabile di aprioristiche simpatie clericali, nel suo saggio breve “Perché non possiamo non dirci cristiani”.
Scriveva: “il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi "cristiana". Ed ancora: “la sua legge attinse unicamente dalla voce interiore” e “la coscienza morale, all'apparire del cristianesimo, si avvivò, esultò e si travagliò in modi nuovi”.
Aggiunge: “Gli uomini, gli eroi, i geni che vissero prima dell'avvento del Cristianesimo compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze ma in tutti essi mancava quel valore che oggi è presente in tutti noi e che solo il Cristianesimo ha dato all'uomo.” poiché: “Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta...»
Non possono infatti paragonarsi alla rivoluzione culturale cristiana né le «rivoluzioni» antiche, come quella del pensiero in Grecia e del diritto a Roma, né le rivoluzioni moderne che «non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana», sono «in relazione di dipendenza da lei».
Quella cristiana è stata una rivoluzione “così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane”.
Perché non possiamo non dirci cristiani
La nostra realtà culturale, in sostanza, costituisce una koinè, una comunità di pensiero, che “non può non dirsi cristiana” paradossalmente anche in coloro che rifiutano la visione trascendente, escatologica e fideistica del cristianesimo inseguendo etica e morale puramente laiche. La verità è che in occidente una etica e una morale veramente laiche, cioè formatesi solo attraverso una riflessione filosofica avulsa dai fondamenti del cristianesimo e dalla sua influenza culturale, semplicemente non esiste e non si è mai formata. Perfino nella cultura laicissima indotta dalla rivoluzione francese con riferimento non solo ai diritti umani ma anche all’organizzazione laica dello Stato, i principi propri della democrazia e il fondamento della stessa rivoluzione (libertà, uguaglianza, fraternità-solidarietà) sono anche essi strettamente derivati dai valori di uguaglianza, libertà, dignità della Persona propri del cristianesimo (sconosciuti ad esempio all’Islam che non a caso non ha avuto la sua “Rivoluzione Francese” e pratica modelli non propriamente democratici del tutto alieno dai tre concetti base ibertè, egalitè, fraternitè).
Laicità del Natale
Concludiamo, quindi, che si è verificata non già la semplice influenza dei Valori cristiani sulla cultura occidentale, ma anzi la acquisizione nella nostra cultuira di questi tal quali.
Il messaggio evangelico, incentrato sull’Amore e sulla fratellanza di tutti i figli di Dio, non è una elucubrazione filosofica, ma un richiamo ad una prassi applicativa di quei Valori nella vita quotidiana, e dunque interroga non solo i credenti ma tutti gli uomini.
Per tale motivo il Natale è celebrazione anche laica, perché ricorda il momento del cambio radicale di paradigma nei rapporti umani e perché gli stessi Principi e Valori scaturiti dal Vangelo hanno essi permesso l’evoluzione della morale così detta laica, che senza i primi non avrebbe avuto modo di manifestarsi. L’irrompere della fede cristiana nella Storia ha mutato la stessa concezione teorica e la prassi della vita dell’umanità.
Forsennati attacchi alla cultura laico-cristiana
Purtroppo, nella parossistica tensione ad “uccidere il padre” come direbbero gli psicoanalisti, la parte che si crede campione di libertà, di modernità e di tolleranza, nella sua abissale ignoranza e immaturità intellettuale, aggredisce per motivi politici la nostra Fede, per così dire aggirandola alle spalle attaccando gli elementi della nostra cultura, muovendo ovviamente proprio da quelli più direttamente legati ai fondamenti religiosi della cultura stessa.
Gli attacchi ai nostri elementi culturali strettamente legati alla Fede e alla Religione non si pongono semplicemente su un piano sociologico o politico, in connessione con la problematica della immigrazione e della c.d. integrazione, ma sono un attacco funditus alla religiosità del popolo italiano e ai fondamenti stessi della religione cristiana e cattolica. Un atto di vera guerra di religione a fini politici di potere.
Tra questi obbiettivi, quindi prima di tutto il Crocifisso, oggetto tutti ricorderanno di un lungo processo dinanzi alla Corte Europea dei Diritti Umani intentato da una famiglia islamica che riteneva violato il suo diritto alla propria confessione religiosa da parte della esposizione del Crocifisso nelle aule (ricorso rigettato dalla Corte). Oggi il Natale e, in genere, tutte le celebrazioni canoniche che assurgono anche a dignità civile (festa nazionale per intenderci) e sono momenti coinvolgenti l’intera comunità del popolo italiano. Natale, Pasqua, Ascensione etc. che in queste povere menti confuse e deboli, appaiono il paradigma di tutta quella costruzione tacciata di essere magico superstiziosa, chiamata Cristianesimo.
Con il pretesto della uguaglianza di tutti gli uomini e di tutte le fedi, e perseguendo apparentemente il cortese obbiettivo di rendere più accogliente la permanenza tra noi di persone di religione diversa, costoro utilizzano categorie mentali quali l’uguaglianza, la libertà, l’accoglienza e l’amore, contro l’origine di questi stessi valori che, senza la nascita di quel Bambinello, nessuno di loro avrebbe mai conosciuto, così come non le conoscono coloro a favore dei quali noi cristiani dovremmo rinunciare a celebrare la Nascita di Cristo nelle scuole per una idiotissima “festa dei regali”
La cultura di morte – L’omicidio di Indi
Ma la confusione mentale non si ferma a fatti esteriori come il ripudio del Natale.
Sono passati pochi giorni dall’omicidio di Indi, la bambina inglese affetta da una malattia inguaribile, ma non incurabile, e nessuno ne parla più.
Consumata la notizia sembra che la vicenda non interessi più nessuno.
Per questo è il giunto il momento di riflettervi frigido pacatoque animo.
Alla fine hanno prevalso le categorie giuridiche e, secundum ius, Indi è stata legalmente ammazzata.
La vicenda si presta a giudizi etici, morali e teologici, su cui non intendo qui entrare. “Verrà un giorno …” dice nei Promessi Sposi fra’ Cristoforo alludendo al Giudizio Divino e suscitando il terrore inconscio di don Rodrigo. E così sia.
Ciò che da questo episodio si ricava è un grande sentimento di angoscia scaturente dal solo fatto che una parte dell’opinione pubblica, pur credendo di rispettare i Valori cristiani, si sia solo posta il dubbio se si potesse uccidere Indi. E lo ha fatto in nome dei sentimenti di pietà cristiana! Ancora una volta negando nei fatti quei valori che essa stessa si illudeva di perseguire e in nome dei quali di fatto li negava!
Ancora più angosciante l’invadenza immorale e delinquenziale dello Stato in tutta la vicenda. Ricorda la legge eugenetica nazista promulgata nel 1933, conosciuta come Aktion T4, il programma di eugenetica che mirava all'eliminazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile o disabili psichici ed alla conduzione dell'eutanasia sugli adulti ricoverati o portatori di malformazioni congenite, che, secondo stime accreditate, è costata la vita di oltre 200.000 persone giudicate “inutili”, non produttive e quindi troppo costose per il sistema sanitario.
Giova ricordare, per monito imperituro anche per la Corte Britannica, le parole di Hitler nel Mein Kamp, pag. 20: “Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un'opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese.” Gli assassini di Indi intendono far sì che la profezia di Hitler si avveri?
Eppure gran parte dell’opinione pubblica si è schierata per l’omicidio costituendo un segnale preoccupante nella direzione di un cambiamento nella cultura occidentale. Da un lato sembra accettare l’eutanasia, che è pur sempre omicidio, come un rimedio naturale e neutro dinanzi alla sofferenza di Persone indifese, invece che come strumento di morte quale è, sempre rifiutato dalla cultura dominante europea in considerazione della centralità assoluta della Persona e della prevalenza della Vita come Valore assoluto. Dall’altro abbandona la centralità della famiglia, sia nella visione etica sia nel ruolo che essa ricopre nell’assetto sociale tradizionale, accettando la prevalenza e l’invadenza della Comunità o Stato che dir si voglia nelle decisioni che competono solo al ristretto ambito familiare e al foro interno delle Persone.
Lo volevano le leggi inglesi, si è detto. Ma questa pseudo giustificazione è ancora più preoccupante perché segna un ulteriore strappo nella cultura dei popoli occidentali, in controtendenza con il principio fondamentale del messaggio Evangelico, vale a dire che la legge (la lettera) è fatta per la Persona, e non viceversa, e che la legge, nella vecchia cultura di morte (la lettera) uccide, mentre solo l’Amore predicato dalla buona novella, salva.
Un auspicio e tanti auguri
Concludo con un augurio per il Natale che è anche un appello a credenti e laici.
Dai primi invoco una maggiore pratica del martirio, cioè della testimonianza. Non vergogniamoci di testimoniare in tutte le sedi, anche a cena con gli amici parlando di cose amene, che a Natale si celebra la nascita, storicamente certa, di un Uomo e che noi crediamo fermamente che egli sia Figlio di Dio, morto e resuscitato, e che ciò è essenziale anche in una visione laica.
Dai laici impenitenti, invoco il riconoscimento della comunione dei principi e Valori culturali scaturenti da quella lontana nascita e quindi il riconoscimento che questa della conservazione delle tradizioni culturali è una battaglia comune, di là dalle divergenze teologiche..
Claudio Zucchelli
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Croce, cristianesimo, Natale, festa dei regali, festa d’inverno, presepe, rivoluzione, morte, eutanasia, Indi, eugenetica, auguri, cultura, vita, attacchi, wikipedia